sabato 6 ottobre 2012

la fine di "Merito ed Equità"

Il centro di iniziativa  politica è stato chiuso nel 2009 per scelta delle neo eletto segreterio regionale Stefano Bonaccini.

Un cordiale grazie a chi ne ha seguito le iniziative fino ad allora.

mercoledì 11 marzo 2009

Risposta alle Critiche su FRED: Corriere della Sera - Bologna, 11 marzo 2009

Articolo pubblicato sul Corriere di Bologna dell'11 Marzo 2009.

La proposta del Centro di iniziativa politica Merito ed Equità di istituire un Fondo Regionale dell’Emilia Romagna contro la Disoccupazione (FRED) ha suscitato un dibattito importante. Ci sono, secondo noi, almeno due buoni motivi per parlare di un Fondo di questo tipo su questo giornale e in questa regione. Il primo motivo è che l’Emilia-Romagna ha un tasso di disoccupazione inferiore alle più ricche regioni europee. Il secondo motivo è che questa regione ha un presidente, Vasco Errani, che è molto attento all’emergenza occupazionale. Lo dimostra il suo impegno con il Governo per reperire risorse da destinare ai disoccupati, anche in questi giorni. La proposta non ha perciò intenti polemici, ma vuole lanciare il dibattito sugli strumenti concreti e applicabili per un equo utilizzo delle risorse meritoriamente conquistate dal Presidente Errani.

Due sono le principali obiezioni emerse riguardo la nostra proposta. La prima è che il Fondo vuole sostituire gli attuali istituti di sostegno dei lavoratori, come la Cassa Integrazione Guadagni. Dal momento che manca uno strumento universale di sostegno al reddito di tutti i lavoratori che hanno perso un lavoro, il fine del Fondo è integrare gli istituti di sostegno della disoccupazione esistenti, non sostituirli. Integrarli con un Fondo, appunto, orientato a sostenere i lavoratori licenziati esclusi dal nostro stato sociale, perché precari, atipici o magari occupati nelle piccole imprese.

La seconda obiezione, sostenuta venerdì scorso anche dal Presidente Berlusconi a Radio24, é che se offriamo un assegno di disoccupazione per i lavoratori atipici, le imprese sarebbero portate ad eccedere nei licenziamenti (cioè nella mancanza dei rinnovi). Questa obiezione é risolta perché il principio del Fondo é assicurativo. Innanzi tutto, il Fondo assicura il lavoratore contro la disoccupazione, non offre un reddito al cittadino in quanto tale. Inoltre, si può pensare che, per ogni lavoratore coperto dal Fondo, l’impresa versi un premio al Fondo stesso. Per non gravare sulle imprese in un momento di crisi come questo, si potrebbe pensare a differire nel tempo il pagamento del premio, così che le imprese si trovino a versare i premi solamente a crisi conclusa. Questo principio vale già per la Cassa Integrazione Ordinaria e nei paesi che hanno sistemi generalizzati di tutela contro la disoccupazione.

Questi sono i principi proposti da Merito ed Equità per il Fondo Regionale dell’Emilia Romagna contro la Disoccupazione (FRED). Un Fondo che non sia un provvedimento emergenziale, ma uno strumento sostenibile in grado di produrre dinamiche virtuose nel mercato del lavoro dei prossimi decenni. Si può pensare di riservare gli 8 miliardi dell’Accordo Stato-Regioni agli ammortizzatori in deroga, ma bisogna pensare da subito a come organizzarsi per destinare le risorse che verranno verso quella platea di lavoratori che perdono il lavoro e per i quali non abbiamo ad oggi, in Italia, nulla da offrire.

martedì 10 marzo 2009

Un intervento regionale per i lavoratori senza tutele? Si può fare

Il 4 marzo scorso il Consiglio regionale del Lazio ha approvato, a larga maggioranza, la legge istitutiva del reddito minimo garantito.
In sintesi, il provvedimento legislativo prevede l’erogazione di una somma di denaro, fino a 7.000 euro l’anno e una serie di prestazioni indirette, tra cui l’erogazione di contributi per il canone d’affitto e per l’utilizzo gratuito di mezzi pubblici locali, a favore di disoccupati, inoccupati e precari.
La misura mette a disposizione, da giugno, 20 milioni per il 2009 destinati ai cittadini colpiti dalla crisi, disoccupati e precari (circa 5 mila cittadini), che riceveranno un assegno fino a 580 euro.
La proposta regionale è il segno tangibile che un intervento a livello regionale è possibile, partendo dalle risorse esistenti. Al contempo, la Regione Lazio funge da apripista per una futura ed auspicata legislazione nazionale per il reddito di base e per una complessiva ridefinizione delle politiche di Welfare.

Per questi motivi, la Regione Emilia Romagna non può perdere l’occasione di seguire la medesima strada: partendo dalle risorse stanziate dal recente Accordo Stato-Regioni (12 febbraio 2009), la creazione del Fondo Regionale dell’Emilia Romagna contro la Disoccupazione (F.R.E.D.) a favore dei disoccupati è oggi, più che mai, urgente.

venerdì 6 marzo 2009

Fondo Regionale dell’Emilia Romagna contro la Disoccupazione (FRED)

La crisi economica sta colpendo duramente i lavoratori italiani. Il numero dei disoccupati aumenta e, in Italia, manca uno strumento universale di sostegno al reddito, cioè di tutti i disoccupati. Il nocciolo del problema è che, al momento, non tutti i lavoratori disoccupati per causa della crisi beneficeranno davvero di sostegno. Visto che a livello nazionale molto probabilmente non ci sarà una svolta nell’intervento governativo, la nostra regione ha un’occasione da non perdere: istituire un vero e proprio Fondo Regionale dell’Emilia Romagna contro la Disoccupazione (FRED) per tutelare indistintamente tutti, anche i precari, gli atipici e i lavoratori delle piccole e medie imprese. Non pensiamo ad un provvedimento emergenziale, ma ad uno strumento sostenibile in grado di produrre dinamiche virtuose nel mercato del lavoro dei prossimi decenni.

Perché questa regione può fare di più e meglio delle altre regioni? Innanzi tutto, l’Emilia-Romagna ha un’economia molto sviluppata, con un tasso di disoccupazione inferiore alle più ricche regione europee. Quindi la spesa per il sostegno dei disoccupati è sostenibile qui più che altrove. In secondo luogo, l’Accordo Governo-Regioni del 12 Febbraio scorso, che ha visto protagonista il Presidente Errani, mette a disposizione una somma considerevole (8 miliardi) proprio per gli ammortizzatori sociali. Una parte non ancora definita, ma comunque congrua di queste risorse andrà alla nostra regione (se fosse il 5% del totale sarebbero circa 400 milioni di Euro).L’accordo stanzia risorse, ma soprattutto non definisce i criteri di erogazione della spesa, delegandoli implicitamente alle regioni. Qui sta la sfida e l’opportunità. Il rischio, infatti, è di lasciare che il sistema faccia quel che ha sempre fatto: offra un sostegno al reddito di pochi, in forza di un sistema disorganico e inadeguato, ricorrendo agli ammortizzatori “in deroga”, cioè erogati a seguito di logiche politico-sindacali ispirate nella migliore delle ipotesi da obiettivi di politica industriale. Gli ammortizzatori in deroga funzionano esattamente al contrario delle regole “chiare e certe” di cui parlano i Ministri Fitto e Sacconi.

Questo è il momento, invece, di creare un sistema equo, che non discrimini tra lavoratori di serie A e lavoratori di serie B o C. La Regione Emilia Romagna è tra le poche che lo può fare, costituendo un Fondo che integri - e non sostituisca - gli istituti esistenti (Cassa Integrazione, Indennità di Mobilità e di Disoccupazione). Forse si tratterà di offrire sostegno a 20,000 disoccupati in Emilia Romagna nel momento peggiore della crisi. In ogni caso la nostra regione ha l’occasione per sfruttare i fondi offerti dall’Accordo Stato-Regioni per completare lo stato sociale italiano, offrendo un modello di tutela contro la disoccupazione attraverso criteri di erogazione predefiniti, equi ed universalistici: un esempio per tutte le altre regioni italianePer questo pensiamo all’istituzione di FRED: un fondo regionale, che gestisca parte delle risorse dell’Accordo Stato-Regioni, e le diriga con criteri certi e universalistici al sostegno dei disoccupati di questa regione che non godono di alcuna copertura. Sarebbe un fondo complementare, perché integrativo degli istituti di sostegno alla disoccupazione esistenti, ma comunque ispirato al principio assicurativo, per offrire un sussidio a tutti i lavoratori esclusi. La domanda è la stessa di sempre: se non ora, quando?

domenica 14 dicembre 2008

La Crisi Economica e la Disoccupazione Asimmetrica: perchè bisogna intervenire subito

I dati appena rilasciati dall’ISTAT rivelano che l’Italia è ufficialmente in recessione dal terzo trimestre di quest’anno. L’Emilia Romagna è la seconda regione più ricca del paese in termini di reddito pro capite 2007, ha un’economia tradizionalmente solida ed un mercato del lavoro ben funzionante. In media 7 persone su 10 in eta’ lavorativa hanno un lavoro e meno di 3 lavoratori su 100 non trovano un lavoro. Se questa fosse la fotografia del paese, l’Italia sarebbe l’economia più prospera del mondo.

Purtroppo non è così, qui infatti finiscono le buone notizie: sotto questo piatto scintillante si trovano in Emilia Romagna più di 400,000 lavoratori - il 22% del totale dei lavoratori della regione nel 2007[1] - caratterizzati come atipici, cioè assunti senza un contratto a tempo indeterminato. Persino in una regione florida come questa, essi saranno i primi a pagare personalmente il costo di una crisi che colpisce l’Emilia Romagna come il resto del paese. O meglio: la crisi sarà probabilmente in Emilia Romagna ancora più severa, visto l’orientamento verso l’esportazione del sistema produttivo regionale.[2]

E’ relativamente facile tracciare un quadro, neppure tanto stilizzato, del lavoratore atipico emiliano romagnolo che maggiormente soffrirà questa situazione: donna, sotto i 35 anni, impiegata in una professione non qualificata oppure nei servizi commerciali. Data la dualità del mercato del lavoro italiano, diviso tra la protezione dei lavoratori a tempo indeterminato e l’esposizione dei lavoratori atipici, bisogna attendersi che l’incremento della disoccupazione sarà preponderatamente concentrato tra i lavoratori atipici.

Una crescita della disoccupazione di un solo punto percentuale - probabilmente il più ottimista tra gli scenari possibili a questo punto - significa in Emilia Romagna un incremento nel numero dei disoccupati pari a più di 15,000 persone. La maggior parte di questi saranno lavoratori atipici che non hanno diritto a nessun sostegno alla disoccupazione. Il contributo straordinario del governo (circa 1000 euro all’anno a lavoratore) contenuto nel decreto anti-crisi e i lavoratori con una carriera contributiva sufficientemente lunga da beneficiare di una indennità di disoccupazione saranno solo una minima parte di questo gruppo di “freschi” disoccupati.

Preparare uno strumento di sostegno della disoccupazione che sia pronto ad aiutare gli almeno 5,000 lavoratori senza tutela che perderanno il lavoro in conseguenza della crisi economia sembra un’impresa alla nostra portata. Alla portata delle nostre istituzioni regionali, se le nazionali mancheranno, e dei loro bilanci. La domanda impellente è se sarà anche alla portata della nostra politica. Per un nuovo “modello emiliano” - che torni sinonimo di innovazione per tutto il paese - è il momento di pensare al sostegno universale di tutti i lavoratori: se non ora, quando?

[1] p. 149, Rapporto 2008, Il mercato del lavoro in Emilia Romagna, Regione Emilia Romagna (http://www.emiliaromagnalavoro.it/rapporto_lavoro_2008_1.htm). In Italia si stima che i lavoratori atipici siano tra i 3,5 e i 4 milioni.
[2] L’Emilia Romagna ha una nel periodo gennaio-settembre 2008 esportato il 13% del totale delle esportazioni italiane pur rappresentando solamente il 7% della popolazione, Elaborazione su dati Istat (http://www.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/exporegio/20081212_00/testointegrale20081212.pdf).